DOMINION – Le origini aliene del potere

DOMINION – Le origini aliene del potere

Giovedì 13 luglio, ore 20.30

Via Cal de la Veia 30, Cappella Maggiore, loc. Anzano (ex Palestra Igea)

L’innalzamento vibrazionale delle nostre coscienze chiede molto più di un dogma religioso o di un teorema scientifico; uno dei capisaldi del nostro pensiero è la convinzione che l’Universo sia un unico, straordinario organismo vivente che pullula di vita, di esseri la cui esistenza ha avuto inizio forse milioni di anni prima della nostra, e che hanno conseguito lo status  di divinità dopo un lungo processo di crescita. È lo stesso destino che attende l’Essere Umano: “COME L’UOMO E’ADESSO, DIO ERA UNA VOLTA; COME DIO E’ ADESSO, L’UOMO POTRA’ ESSERE”.

L’Altissimo, che non è Jahweh, ha provveduto affinché ogni popolo terrestre fosse affidato alle cure di un popolo celeste; per cui è plausibile che gli Elohim dell’Antico Testamento non siano gli Anunnaki dei Sumeri: gli Elohim hanno cura di un popolo; gli Anunnaki di un altro. Questa associazione Elohim/Anunnaki è uno dei capisaldi di una teoria che l’autore ritiene antiquata e che sia doveroso superare per costruire un nuovo sistema di idee.
Per Ragone,  molti sono giunti quaggiù dalle stelle, e l’Antico Testamento è chiaro: gli ELOHIM creano. Altrettanto chiari sono i testi sumeri: gli ANUNNAKI manipolano, conquistano, schiavizzano.
Distinguere opportunamente le due specie e confutare chi continua a proporre l’associazione Elohim/Anunnaki è uno dei primi passi per costruire un sistema nuovo di interpretazione e rivalutazione del rapporto tra noi e il Cielo: ci sono Creature che promuovono la vita sulla Terra – ci sono Creature che la sfruttano e la distruggono.

Oggi siamo nel mezzo di un transito epocale; l’Uomo si appresta ad affrontare un cambiamento decisivo e irreversibile; molte cose verranno rese note . Una parte importante del Risveglio è riconoscerci come membri di una Famiglia Universale, come portatori di una traccia divina perché fatti a “Immagine e Somiglianza” dei Creatori, non schiavi .

Piero Ragone – filosofo, ricercatore, scrittore, studioso di religioni e di esoterismo. Nel 2013 ha pubblicato il bestseller Il Segreto delle Ere, e nel 2015  Custodi dell’Immortalità. Ospite di numerosi convegni nazionali e internazionali,  il suo nome è accostato a grandi interpreti della ricerca mondiale. È docente di Archeoastronomia Esoterica e Percorsi Iniziatici presso la Libera Università Italiana degli Studi Esoterici “Achille D’Angelo – Giacomo Catinella”, Facoltà di Scienze Tradizionali ed Esoteriche, Dipartimento UniMoscow.

 

Piero Ragone

Dominion

Le origini aliene del potere

 L’universo è la loro dimora. Il nostro pianeta è il loro campo di battaglia

 

Sirio, l’Occhio che Tutto Vede, simbolo della civiltà egizia ed emblema universale della Massoneria, è la Stella Azzurra che la tradizione esoterica associa a Jahweh, l’Elohim degli Ebrei.

Aldebaran, l’Occhio del Toro, l’Astro di Lucifero, l’Angelo Caduto, è la guida degli Illuminati che i vertici del Sistema di Controllo evocano per accedere a oscure conoscenze.

Due stelle, due mondi lontani dal nostro pianeta ma da sempre interessati alle sorti della Razza Umana, Sirio e Aldebaran sono divisi in Cielo dalla costellazione di Orione e separati sulla Terra dalla Linea Sacra dell’Arcangelo Michele, l’antico confine tra le popolazioni devote alla stella Sirio e le civiltà sottoposte al controllo dell’Occhio del Toro.

 

Sirio e Aldebaran,

Jahweh e Lucifero,

rivali tra le stelle e nemici sulla Terra,

 

protagonisti in Cielo dell’eterna guerra tra Luce ed Ombra, si contendono il destino dell’Umanità, sospesa tra evoluzione e distruzione.

Rivoluzionando il mondo della ricerca con una verità a lungo negata, Dominion cancella un secolo di menzogne e di fantasiose reinterpretazioni dei testi sacri, facendo definitivamente chiarezza su chi sono i nostri Creatori e chi i falsi dèi che hanno sedotto l’Umanità con vuote religioni e condotto il pianeta ad un passo dal baratro.

Con un linguaggio brillante, diretto e incisivo, Dominion rivela l’identità di coloro che operano per il Bene dell’Uomo e smaschera con coraggio i faccendieri dell’Oscurità, tiranni dell’informazione da troppo tempo padroni incontrastati delle nostre coscienze. Un’opera fondamentale, il segno di un cambiamento inarrestabile, Dominion è la risposta che tutti attendevamo.

 

 

Prefazione di Giorgio Baietti[1]

Ho smesso da un pezzo di pormi la domanda se è stato Dio a creare l’uomo o l’uomo a creare Dio.

– Fëdor Dostoevskij

 

Questo è un libro di risposte. Tante, precise, preziose, affascinanti, incredibili, pazzesche, eppur autentiche, serissime e provate. Le domande ci sono, ma stanno sullo sfondo, comparse eteree di un contesto che non le prevede perché sono un dato di fatto, una consuetudine ormai stabilita. Chi si avvicina per la prima volta a queste tematiche e chi già ne conosce la profondità d’indagine non ne ha bisogno. Le domande sono dentro di noi, nei nostri sogni ad occhi aperti, nelle nostre sensazioni, nelle nostre notti insonni a osservare il cielo per trovare, appunto, delle risposte.

Tantissimi sono gli argomenti che troverete sfogliando le pagine che seguono; tantissimi eppure riconducibili ad un solo grande spunto che è il significato ultimo della presenza dell’uomo su questa Terra e la sua ombra che si proietta sull’universo.

Continuando sulla scia de Il Segreto delle Ere, Piero Ragone punta il suo obiettivo in alto, altissimo, oltre le stelle che vediamo e immaginiamo, oltre la conoscenza tangibile, oltre le parole dette e scritte. Ed è proprio sulle parole che l’autore punta il suo obiettivo per arrivare a concepirne il significato ultimo, la scissione e la connessione con la storia dell’uomo e il suo destino.

 

Atlantide, Sirio, Aldebaran, Orione, la Massoneria e i Mormoni… dovrei scriverne pagine e pagine ma non è questa una sinossi. Tra i tanti punti trattati, quello delle Porte Solstiziali mi ha fortemente colpito e interessato, perché rappresenta una speranza; la speranza di una connessione con mondi superiori e la possibilità di poter percepire l’assoluto e dare una svolta alla vita di ognuno. L’uomo che si collega a Dio e il Dio che diventa uomo. Questo ci conduce anche agli universi paralleli che, spesso, percepiamo e sentiamo vivi, presenti sulla nostra pelle. Mi piace pensare che attraverso questi varchi si possa dare un significato diverso alla quotidianità, dare una speranza per un cambiamento che deve avvenire dentro di noi per poi proiettarsi in una vita vera, migliore, scevra di errori e sbagli che faccia dell’uomo un essere vero e puro, quello che è e che doveva essere e non un semplice sostantivo, una parola di quattro lettere che, invece, dovrebbe rappresentare un intero alfabeto di cose meravigliose.

 

Parafrasando il celebre aforisma di Sigmund Freud: “La domanda circa lo scopo della vita umana è stata posta innumerevoli volte; non ha ancora mai trovato una risposta soddisfacente, forse non la consente nemmeno”; mi sento di affermare che in Dominion – Le Origini Aliene del Potere ciò è avvenuto, almeno in parte. Una buona, generosa parte.

 

Del resto, il mio amico Piero ha ancora tanto da scrivere…

 

Giorgio Baietti

13 luglio 2016

 

 

[1]  Giorgio Baietti è laureato in Sociologia all’Università di Urbino e in Lettere presso l’Università di Genova; noto giornalista, saggista e acclamato conferenziere, è apparso in numerose trasmissioni televisive come Rebus (Odeon), Mistero (Italia 1) e Voyager (Rai Due). Tra i numerosi temi di suo interesse, Baietti indaga da tempo sul mistero di Rennes-le-Château e sulle figure del presbitero François Bérenger Saunière e di Don Grignaschi, parroco piemontese dell’800 e sul paesino di Bugarach, contiguo a Rennes-le-Château.

Tra i numerosi temi di suo interesse, Baietti indaga da tempo sul mistero di Rennes-le-Château e sulle figure del presbitero François Bérenger Saunière e di Don Grignaschi, parroco piemontese dell’800 e sul paesino di Bugarach, contiguo a Rennes-le-Château.

 

 

Introduzione

Antiche Civiltà o Antichi Alieni?

di

Robert M. Schoch, Ph.D.[2]

Anche se la Storia delle civiltà più antiche continua ad essere avvolta nel mistero, non possiamo ignorare l’inconfutabilità dei dati che rivelano l’esistenza di popoli dalle conoscenze sofisticate vissuti migliaia di anni prima della data assunta convenzionalmente da storici e archeologi tradizionali (6.000 anni fa circa) come inizio della nostra Storia. Siamo convinti che questa data non segni il sorgere dal nulla della civiltà ma il suo riemergere dopo un lungo periodo di oscurità, un’Era Buia protrattasi per migliaia di anni. In precedenza, la Terra era abitata da un’altra civiltà in gran parte sconosciuta, come dimostrano i miei studi sulla Sfinge di Giza che collocano la costruzione della statua in un’epoca che precede di migliaia di anni l’Egitto dinastico (3100 a.C.). La teoria è confermata dal maestoso complesso di Göbekli Tepe, nel sud-est della Turchia, le cui costruzioni più antiche risalgono a 12.000 anni fa circa (si può consultare, a tal proposito, la disamina esposta nel mio libro La Civiltà perduta e le Catastrofi dal Sole: Il Passato e il Futuro dell’Umanità, XPublishing S.r.l., 2012).

 

Göbekli Tepe, la Sfinge e altri monumenti (le Piramidi e i templi) che sorgono nella Piana di Giza non sono stati realizzati alle origini di queste civiltà; al contrario, il livello di perfezione tecnologica indica che tali strutture sono il prodotto di un progresso cognitivo conseguito nei millenni, e non ci sono dubbi che una civiltà con grande abilità tecnica era attiva nell’ultima fase dell’Era Glaciale (che si è conclusa nel 9700 a.C. circa) quando, in alcuni continenti, le condizioni climatiche erano differenti da quelle odierne. Ad esempio, il deserto del Sahara ha assunto l’aspetto attuale solo 5.000 di anni fa; prima che l’area divenisse inospitale, il Nord Africa è stato ricco di vegetazione e registrava precipitazioni piovose regolari che consentivano lo sviluppo della vita animale e umana.

 

Nel 9700 a.C. circa, un drammatico cambiamento ha determinato la fine dell’ultima Era Glaciale causando non solo un drastico surriscaldamento del pianeta ma anche terribili catastrofi (innalzamento del livello del mare, piogge torrenziali, aumento dell’attività vulcanica, terremoti) che hanno decimato la popolazione mondiale. Sono gli eventi di cui Platone narra nei suoi Dialoghi quando espone il mito della caduta di Atlantide. Cosa può aver causato la fine dell’ultima Era Glaciale? Le prove indicano che potrebbe essersi verificata una grande esplosione solare (o una serie di esplosioni) che ha colpito la Terra causando devastazioni, incendi e il letterale incenerimento di vaste aree della superficie terrestre, con livelli di radioattività così elevati da rendere impossibile la sopravvivenza. La violenta attività solare potrebbe aver costretto i superstiti a cercare rifugio nei meandri del sottosuolo terrestre, mentre le grandi costruzioni megalitiche risparmiate dal cataclisma rimasero l’unica testimonianza del glorioso passato.

 

Quando la vita riaffiorò, dopo circa 6000 anni di lotta per la sopravvivenza, le popolazioni si appropriarono del lascito delle civiltà della Tarda Età del Ghiaccio, un’eredità che consisteva nei miti e nelle leggende trasmessi oralmente di generazione in generazione e nei monumenti intaccati ma non distrutti dalla catastrofe – come le Piramidi, il nucleo centrale della Grande Sfinge (il corpo e le zampe) e le strutture ad esse correlate (le rampe e i templi a valle), recuperate e riutilizzate (ma non create) dagli Egizi del periodo Dinastico. I miti dell’Antico Egitto, le leggende mesopotamiche, il racconto di Platone sulla caduta di Atlantide e il folklore di tutto il mondo forniscono ampie descrizioni, esplicite o allusive, di queste civiltà perdute.

 

Per ricoprire le loro origini è indispensabile un approccio multidisciplinare che analizzi non solo gli indizi forniti dal lavoro archeologico ma anche i documenti, gli scritti sacri, le tradizioni, l’arte e i rituali del passato che sono stati tramandati fino a noi ma che hanno assunto forme differenti nel passaggio da un’area geografia e da una popolazione all’altra. In questo ambito, Piero Ragone fornisce un contribuito di grande rilevanza.

 

I popoli dell’Antichità di tutto il mondo hanno mostrato un forte interesse per la regione del cielo che ospita le costellazioni di Orione e del Toro, rispettivamente il “Cacciatore” (che, secondo alcuni ricercatori, gli antichi Egizi associavano a Osiride) e il “Toro cosmico”. Come sottolinea Ragone, le due stelle di primo piano che occupano questa porzione del firmamento, Sirio e Aldebaran, sono “i Due Occhi del Cielo”; Sirio la più luminosa di tutte le stelle, è l’Occhio della costellazione del Cane Maggiore mentre Aldebaran è l’Occhio del Toro.

 

In Dominion – Le Origini Aliene del Potere, Ragone dimostra che gli antichi popoli del Mediterraneo e del Vicino Oriente sono stati influenzati da entrambi gli occhi / stelle in modo così profondo da generare divisioni e conflitti (ad esempio, gli Egizi e gli Ebrei nutrivano grande considerazione per Sirio mentre le culture della Mesopotamia erano devote al Toro e ad Aldebaran). La mia ricerca sostiene questa tesi e dimostra che l’interesse per questa parte del cielo risale ad un’epoca precedente alla fine dell’ultima Era Glaciale. Come dimostra il nostro collega Robert Bauval, la disposizione delle tre Piramidi della Piana di Giza rispetto al Nilo riflette sulla Terra la posizione in cui si trovavano le tre stelle della Cintura di Orione nel 10.500 a.C. rispetto alla Via Lattea (il Nilo Celeste secondo gli antichi Egizi). Inoltre, secondo la mia analisi, il sito di Göbekli Tepe è stato realizzato nello stesso periodo e orientato verso la costellazione di Orione. L’influenza di questi occhi / stelle ha inciso profondamente sullo sviluppo dell’Umanità e l’incidenza continua tuttora, in modo più latente ma non per questo meno determinante.

 

Qual era il motivo per cui i popoli del passato erano così interessati a questa regione del cielo stellato? Alcuni studiosi ritengono plausibile che il nostro Sole sia parte di un sistema binario e che abbia quindi una stella compagna. L’Astronomia dimostra che la luce di molte stelle visibili a occhio nudo è la somma di due o più astri molto vicini che ruotano attorno ad un comune centro di massa gravitazionale. Se il nostro Sole fosse parte di un sistema binario, è plausibile che sia Sirio la sua compagna stellare e, in tal caso, il Sole sarebbe parte di un sistema multiplo, poiché l’Occhio del Cane Maggiore è in realtà un sistema ternario composto da tre stelle a distanza ravvicinata. È possibile che i nostri antenati fossero a conoscenza dei movimenti di Sirio e del Sole, le cui orbite avvicinano ciclicamente i due astri dando luogo a cambiamenti nel nostro Sistema solare e sulla Terra? Potrebbe essere questa la causa dell’avvicendarsi delle Ere? È noto che tutte le culture del passato condividano l’idea che la vita sul nostro pianeta sia scandita dal susseguirsi di più Età, note come Età dell’Oro, del Bronzo o del Ferro o come le quattro Yuga secondo la religione induista, confermate dalla recente scoperta dei cicli precessionali della Terra associati alle dimore zodiacali del Sole (Era del Toro, dell’Ariete, dei Pesci ecc.).

 

E se l’attenzione riservata alla regione celeste compresa tra Sirio e Aldebaran dipendesse da ragioni più sottili e rilevanti? È possibile che gli esseri divini che i nostri antenati conoscevano come “dei” provenissero da Sirio e/o Aldebaran? La domanda solleva un tema di grande attualità come l’ipotesi di creature extraterrestri tecnologicamente avanzate discese in passato su questo pianeta. Il percorso di ricerca da me intrapreso non si è mai addentrato in questo ambito; il mio modus operandi necessita di riscontri inconfutabili per postulare che la nascita della vita sulla Terra sia opera di un intervento alieno; tuttavia, non potrei respingere questa ipotesi e non considerarla come una possibilità meritevole di attenzione. Ho conosciuto alcuni scienziati di caratura mondiale e di indiscutibile affidabilità che sostengono con convinzione l’ipotesi degli “Ancient Aliens” (Antichi Alieni); tra questi, il caro e compianto amico Thomas Van Flandern (1940-2009).

 

Van Flandern ha avuto una lunga e prestigiosa carriera come scienziato, ricoprendo la carica di astronomo presso lo United States Naval Observatory (USNO) dal 1963 al 1983. Ho sempre avvertito una forte affinità con Van Flandern, soprattutto perché entrambi abbiamo conseguito il dottorato di ricerca (Ph.D.) presso l’Università di Yale, lui in Astronomia (1969), io in Geologia e Geofisica (1983). Ricordo con affetto una lunga conversazione con Van Flandern in occasione di una conferenza in Italia, durante la quale mi espose la sua teoria secondo la quale sarebbe esistito un altro pianeta nel nostro sistema solare che è esploso diversi milioni di anni fa. In quell’epoca, Marte era soltanto una luna di questo pianeta, abitato da una civiltà tecnologicamente avanzata che era in grado di compiere viaggi spazio-temporali, grazie ad una conoscenza che hanno sviluppato sul Pianeta Perduto o che potrebbero aver appreso in altri luoghi dell’Universo (un pianeta che orbita attorno alla stella Sirio o all’Occhio del Toro). Questa civiltà aveva costruito strutture sul Pianeta Rosso ed è plausibile che abbia visitato anche la Terra, incentivando lo sviluppo dell’Umanità e dando così origine alle prime forme di civiltà. Studi compiuti sul celebre “Volto su Marte” e su altre misteriose forme riprese dalla NASA, (che ricorderebbero le piramidi terrestri), indussero Van Flandern a ritenere che su Marte ci sono strutture di origine artificiale, e quindi di probabile fattura aliena. Ha inoltre individuato delle connessioni tra queste antiche costruzioni marziane e la vita terrestre: il “Volto su Marte”, secondo Van Flandern, sarebbe un volto ominide, antenato dell’Homo Sapiens.

 

L’idea che extraterrestri intelligenti abbiano portato la vita sulla Terra è davvero così inverosimile? Molti colleghi del mondo accademico continuano a respingere l’ipotesi e la mia formazione impone un cauto scetticismo, pur accompagnato da una mentalità sempre aperta, ma anni fa ho imparato che, con il trascorrere del tempo, spesso si scopre che le nozioni preconcette sono causa di errori e da questa esperienza ho tratto una grande lezione di vita: bisogna essere in grado di guardare oltre il dogma e le idee radicate se vogliamo progredire e scoprire la Verità.

 

È per questo che incoraggio i Lettori che si accosteranno a quest’opera a mantenere un atteggiamento aperto e costruttivo. Vi invito con affetto a seguire con molta attenzione le idee, le ricerche e il contributo di Piero Ragone nella sua instancabile ricerca della Verità sulle nostre origini; sono certo che troverete nel suo lavoro nuove intuizioni e rivelazioni di grande valore.

 

Robert M. Schoch, Ph.D.

Boston University

Boston, Massachusetts, Stati Uniti d’America

[2]  Robert Schoch, docente di Scienze Naturali presso il Boston University College of General Studies, laureato in Antropologia e in Geologia presso la George Washington University, ha conseguito un dottorato di ricerca in Geologia e Geofisica presso la Yale University. Ricercatore e relatore di fama internazionale, ha pubblicato numerosi studi sulla Sfinge e sulle antiche civiltà.